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Pietro Micca
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Pietro Micca
Il nome sentito e risentito alle volte può farci dire.. ma ancora lui? Beh, proviamo a leggere la storia in un altro modo, come se la vivessimo in prima persona. Siamo nel 1705 e Torino è sotto assedio francese.
Pietro è alle difese delle gallerie insieme al suo compagno, camerata, commilitone, come volete chiamarlo, e i granatieri francesi hanno oramai aperto un varco da dove sarebbe penetrato il resto delle truppe. Entrambi decisero quindi di far saltare le mura per ostruirne il passaggio.
Sapevano che negli angusti corridoi della cittadella, l'esplosione si sarebbe diramata come in una canna di un fucile e anche a distanza di schegge, lo spostamento d'aria li avrebbe uccisi. Pietro fece prima scappare il commilitone urlandogli dietro: "Alzati di là, sei più lungo di un giorno senza pane, lascia fare a me e scappa a salvarti" e trascorsi alcuni secondi, diede fuoco alle polveri dandosi subito alla fuga. Purtroppo l'insostituibile miccia corta non gli avrebbe dato scampo - una miccia lunga sarebbe stata spenta dal nemico.
L'esplosione lo catapultò a 40 metri avanti dal punto d'impatto uccidendolo all'istante.
Ma perché Pietro Micca era li? Era un minatore e fu arruolato alla difesa delle gallerie. Veniva da un paesello della zona e siccome quasi tutti i cognomi erano uguali, per riconoscerli tutti venivano scritti accanto ai cognomi anche i soprannomi. Il suo era "Passepertutt".
La storia, enfatizzata dalla propaganda ci arriva raccontata per tanto tempo come quella del soldato che si sacrificò per salvare gli altri. E' vero ma è sicuramente una parziale verità. Probabilmente sarebbe e sarebbero morti entrambi sotto il fuoco dei granatieri francesi e la cittadella intera sarebbe stata a rischio d'invasione.La decisione primaria non fu quindi quella di morire per gli altri in un puro gesto d'altruismo ma se si vuole, fu quella di dare alla sua morte ed alla sua vita un significato utile. Gli eroi, si dice, non sono incoscienti. Sono persone razionali che sanno che il coraggio è riuscire a vincere la propria paura e rimanere lucidi anche nei momenti più estremi. Come tutti i soldati probabilmente pensò ai suoi commilitoni dislocati a difesa del forte. Pensò alla caduta, pensò alla sua vita, al modo di fare qualcosa per loro nel momento in cui il destino ti mette davanti un fatto compiuto drammatico ed inequivocabile.[/size]
Pietro è alle difese delle gallerie insieme al suo compagno, camerata, commilitone, come volete chiamarlo, e i granatieri francesi hanno oramai aperto un varco da dove sarebbe penetrato il resto delle truppe. Entrambi decisero quindi di far saltare le mura per ostruirne il passaggio.

L'esplosione lo catapultò a 40 metri avanti dal punto d'impatto uccidendolo all'istante.

Ma perché Pietro Micca era li? Era un minatore e fu arruolato alla difesa delle gallerie. Veniva da un paesello della zona e siccome quasi tutti i cognomi erano uguali, per riconoscerli tutti venivano scritti accanto ai cognomi anche i soprannomi. Il suo era "Passepertutt".
La storia, enfatizzata dalla propaganda ci arriva raccontata per tanto tempo come quella del soldato che si sacrificò per salvare gli altri. E' vero ma è sicuramente una parziale verità. Probabilmente sarebbe e sarebbero morti entrambi sotto il fuoco dei granatieri francesi e la cittadella intera sarebbe stata a rischio d'invasione.La decisione primaria non fu quindi quella di morire per gli altri in un puro gesto d'altruismo ma se si vuole, fu quella di dare alla sua morte ed alla sua vita un significato utile. Gli eroi, si dice, non sono incoscienti. Sono persone razionali che sanno che il coraggio è riuscire a vincere la propria paura e rimanere lucidi anche nei momenti più estremi. Come tutti i soldati probabilmente pensò ai suoi commilitoni dislocati a difesa del forte. Pensò alla caduta, pensò alla sua vita, al modo di fare qualcosa per loro nel momento in cui il destino ti mette davanti un fatto compiuto drammatico ed inequivocabile.[/size]
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